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2016. SCIESOPOLI EBRAICA E I BAMBINI DI SELVINO

VARANO BORGHI (va) - MAGENTA (mi) - SELVINO (bg)

SCIESOPOLI EBRAICA

 

Più di 800 orfani ebrei che hanno trovato un futuro, dopo una guerra trascorsa in fuga o rinchiusi nei campi di concentramento nazisti. Questa è la storia di riscatto dei "Bambini di Selvino", accolti dal 1945 in un edificio, un tempo colonia fascista, in una valle a Nord Est di Bergamo, nel comune di Selvino. Un luogo che è stato il primo posto in cui si sono sentiti – dopo anni – a casa. Quel posto si chiamava Sciesopoli. Era stato una “tendopoli” (così i fascisti definivano i campeggi da loro organizzati) dedicata alla memoria del patriota risorgimentale Amatore Sciesa. Una specie di favola, la vittoria morale dopo quella militare: un posto fondato da un regime violento e poi protagonista dell’orrore della Shoah, trasformato in un posto di accoglienza. Sciesopoli Ebraica, dopo la Liberazione dal nazismo e dal fascismo, divenne sinonimo di “calore umano”. E’ questa parola, “calore umano”, che utilizza più spesso Esther Yotvat, una delle bimbe di Sciesopoli Ebraica, accolta a Selvino dopo essere rimasta orfana.  “Selvino era un posto bellissimo. C’erano letti con lenzuola bianche e addirittura una piscina”. Il direttore di Sciesopoli Ebraica è Moshe Zeiri, galiziano come la bambina e militare della Brigata Ebraica all’interno dell’esercito inglese. Dopo aver parlato con i bambini e raccontato la storia  di Sciesopoli Ebraica, Zeiri si impegna affinché gli orfani facciano diverse attività. Esther impara lì la lingua ebraica: “Prima non conoscevo nemmeno una parola”. E grazie al periodo trascorso a Selvino, l’Italia resta impressa in modo indelebile nella sua memoria: “Ricordo una maestra milanese dei bambini, si chiamava Noga”. Ma non può ricordare i volti degli abitanti locali: “Loro parlavano con i nostri insegnanti”.

Nel 2016 decisi di organizzare un viaggio proprio a Selvino, con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Selvino e del Comune di Magenta, partendo da Varano Borghi mi recai dapprima alla Villa “La Fagiana”, tra Magenta e Boffalora, dove nel ‘45 si era insediato il principale (sotto il profilo dirigenziale) Campo per l'Alyah Bet, per poi puntare dritto verso SelvinoSciesopoli Ebraica, per incontrare Avram e Ayala, due Bambini di Selvino ormai ottantenni, divenuti marito e moglie.

 

Divenne quello uno dei viaggi più significativi dal punto di vista del messaggio di Pace e Fratellanza che porto per il mondo con la mia bicicletta. Da quel viaggio è nata una rete di rapporti umani che mantengo viva ancora oggi.

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